Imparare a volare, ad essere felici è il senso stesso della vita e fa rima con amore. Il brano che esce domani all’interno dell’album dal titolo omologo – 21 tracce di 15 anni di vita, che ripropone tutti i brani ritenuti importanti anche se magari meno noti – è la più lunga composizione della sua vita per il tempo di gestazione, perché ogni parola respira un vissuto e a una lunga riflessione sugli interrogativi fondamentali della vita. Scritta insieme a Nicola Brunialti, scrittore di romanzo per bambini, la canzone presentata all’Ariston – il produttore esecutivo è Francesco Migliacci, il produttore artistico e autore degli arrangiamenti è Francesco Musacco – certamente un brano non radiofonico, ha già riscosso grande successo soprattutto sui social.
Al teatro è stato presentato anche un frammento del documentario che porta lo stesso titolo del brano, in fieri- ha alle spalle un centinaio di interviste realizzate con Andrea Cocchi sul tema della felicità e in ballo c’è un incontro con Papa Francesco: voci di persone note come Moni Ovadia, Nino Frassica o Carlo Lucarelli; gente della porta accanto, bambini, intellettuali, un monaco zen e una suora di clausura. La presentazione e proiezione è davvero un’anteprima perché ancora non se ne conosce il destino finale (ci sono delle tv interessate).
Tutto ruota su cosa sia la felicità che per Cristicchi è “lasciare dei semi del nostro passaggio come il fiore di cui parlo nella canzone che riesce a germogliare anche sull’asfalto” ed è soprattutto arte come condivisione che gli ha salvato la vita, come ha dichiarato. In fondo la ricerca della felicità non è nient’altro che l’esorcizzazione di quella nostalgia che ci portiamo dentro dalla nascita per aver perso la simbiosi materna e che cerchiamo tutta la vita di ritrovare nel compagno, nei figli, qualcuno in Dio e nella propria passione.
Articolo di: Ilaria Guidantoni