LA DONNA LEOPARDO
dal romanzo di Alberto Moravia
adattamento drammaturgico Michela Cescon e Lorenzo Pavolini
regia Michela Cescon
impianto scenico, video e luci Diego Labonia, Simone Palma, Claudio Petrucci
stylist Grazia Materia
musiche Andrea Farri
cura del movimento Chiara Frigo
progetto fotografico Fabio Lovino
con (in ordine alfabetico) Valentina Banci, Olivia Magnani, Daniele Natali, Paolo Sassanelli
produzione Teatro di Dioniso e Teatro Stabile del Veneto
con il sostegno di Intesa Sanpaolo
in collaborazione con Fondazione Moravia, Bompiani e Zachar Produzioni srl
Michela Cescon, alla prima regia e coproduttrice con il ‘suo’ Teatro di Dioniso di Torino - insieme al Teatro Stabile del Veneto - porta in scena l’ultimo romanzo, pubblicato postumo, con cui Moravia chiudeva il ciclo avviato con “Gli indifferenti” sul tema della famiglia e dei rapporti di coppia alla deriva nella borghesia, romana in particolare. Ambientata tra Roma e il Gabon, la storia si rivela un’analisi lucida delle “regole dell’attrazione” di cui sono protagoniste due coppie sposate, che si sfidano sul terreno dello scambio e della disgregazione.
Il progetto teatrale prende vita in coincidenza con due importanti ricorrenze: il trentennale della morte di Moravia (avvenuta a Roma il 26 settembre 1990) e i novant’anni della pubblicazione del romanzo “Gli indifferenti” che ne decreta il successo (1929). L’adattamento rispecchia bene il gioco morboso dei sentimenti tipico della poetica di Moravia per certi aspetti datato, nell’impianto, ma attuale nei soliti problemi di coppia, nella dialettica del potere sentimentale e professionale tra dominante e dominato, tra colonizzatori (europei) e colonizzati (africani), con un razzismo strisciante che si sposa con il maschilismo di uno dei protagonisti e il conflitto di interessi denunciato dal giornalista e deriso dal suo editore. Un gioco incrociato di ipocrisia e tradimenti, falsamente trasparente nel suo essere libertario, che finisce in un carnage.
In scena quattro personaggi - un giornalista, il suo editore, uomo d’affari e le rispettive mogli - si trovano ad affrontare un viaggio in Africa, nel Gabon, dove il giornalista deve fare un reportage e l’editore coltiva interessi economici e non solo. Dalle atmosfere borghesi, in una Roma conosciuta e notturna, dove le relazioni sono più nascoste e trattenute, all’Africa, terra misteriosa e conturbante, vischiosa, piena di tentazioni, tanto che Nora, la moglie del giornalista, ha un presentimento di qualcosa che potrebbe cambiarla per sempre e non se la sente di intraprendere questo viaggio. Inizia così la pièce, con una discussione tra i due coniugi e il sospetto della gelosia. Ma l’Africa è più forte di tutto e chiama: come dice Moravia, è «il più nobile monumento che la natura abbia mai eretto a se stessa» e che, chiaramente, simboleggia un altrove, dove tutto diventa possibile, magnifico e terribile insieme come la rievocazione dell’origine della vita. E’ qui che trova forma l’arcaicità di ogni rapporto umano e, segnatamente, quello erotico. L’uomo tende a possedere, la donna a sottrarsi, il possesso definitivo è impossibile e l’amore, come la vita, è uno stato d’allarme continuo.
«È da alcuni anni - spiega Michela Cescon - che penso di portare in teatro un testo di Moravia, non uno dei suoi testi teatrali bensì un romanzo. Ho sempre pensato fossero perfetti per il palcoscenico, e che ci fosse al loro interno quasi una matrice teatrale. Quando lessi "La donna leopardo" capii che da lì volevo partire. Dalla fine quindi, dalle ultime pagine con cui ci ha salutati».
I quattro attori/personaggi si muovono improvvisamente in uno spazio grande e libero, senza confini o strutture teatrali che lo delimitino. Non ci sono mura, non ci sono soffitti. Non ci sono oggetti, non si sfiora mai il teatro borghese: gli unici strumenti di rappresentazione sono il corpo e la voce degli attori, impegnati in una performance fisica, che avranno a che fare con strutture modulari, fondali illuminati, luci, ombre, fotografie, video e una forte drammaturgia sonora. Forse un po’ eccessivo e già visto questo continuo spostare elementi scenici da parte degli interpreti/personaggi, talora fine a se stesso; efficace dal punto di vista estetico il cubo centrale, elemento straniante e di raccordo ad un tempo, si presta ad un suggestivo effetto ombre cinesi e all’essenzialità del messaggio diventando ora l’interno di una camera, ora il balcone, ora il supermercato di fortuna e altro ancora.
L’interpretazione è credibile, autentica; un po’ forzata quella di Paolo Sassanelli, anche per l’uso del ‘dialetto’ aretino che non è un elemento caratterizzante.
Piccolo Teatro Grassi - Via Rovello 2 (M1 Cordusio), Milano
Per informazioni e prenotazioni: servizio telefonico 02/42411889, mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Orario spettacoli: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30;
domenica, ore 16; lunedì riposo
Biglietti: platea 40 euro, balconata 32 euro
Durata spettacolo : 1 ora e 30 minuti, senza intervallo
Articolo di: Ilaria Guidantoni
Grazie a: Valentina Cravino e Edoardo Peri, Ufficio stampa Piccolo Teatro di Milano
Sul web: www.piccoloteatro.org