LAB 121 - Manifatture Teatrali Milanesi presentano
L’INQUILINO
tratto dal romanzo "L'inquilino del terzo piano" di Roland Topor
traduzione G. Gandini ©2004/2015 RCS Libri S.p.A. / Bompiani
adattamento e regia Claudio Autelli
con Alice Conti, Michele Di Giacomo, Giacomo Ferraù, Marcello Mocchi
scene Maria Paola Di Francesco
luci Giuliano Bottacin
suono Fabio Cinicola
assistente alla regia Lorenzo Ponte
organizzazione Monica Giacchetto, Camilla Galloni
comunicazione e promozione Cristina Pileggi
in coproduzione con Fondazione Campania dei Festival
in collaborazione con il Teatro del Cerchio di Parma
Una storia qualunque: un giovane viene sfrattato ed è costretto a cercare casa. Lo vediamo mentre discute la cifra dell’affitto con un padrone di casa che gli ha mostrato un appartamento libero solo perché l’inquilina è in ospedale dopo aver tentato il suicidio gettandosi dal terzo piano, proprio dalla finestra di quella casa, e non migliora. Il giovane, che si chiama Trelkowsky, ritiene di spuntarla giocando sul fatto che l’attuale inquilina, seppure in gravi condizioni, sia ancora viva e quindi potrebbe tornare e rendere nullo il contratto, inoltre ci sono vari inconvenienti oltre a rigide regole che il padrone pretende siano rispettate per il decoro della casa; niente incontri notturni con donne, niente festini o altre cose poco accettabili per il condominio. Prima di concludere l'accordo Trelkovsky decide di andare a vedere come stia davvero la donna che ha tentato di togliersi la vita, una certa Simonetta Choule ma, quando arriva con Stella, un’amica incontrata in un bar che gli ha detto di conoscerla bene, la donna è bendata e allorché Stella le parla chiamandola per nome e domandandole se si sente meglio, urla, ha una crisi ed infine muore in serata.
Sconvolto da quanto avvenuto ma in fondo convinto che in tal modo non ci siano più intoppi, Trelkowsky si accorda col padrone di casa per la cifra più bassa, accetta pure di tenersi i mobili e va subito a trasferirsi in quell'appartamento. L’abilità di ricostruire i muri, la porta d’ingresso, il tavolo, il letto, alcuni mobili e altri oggetti assieme alla figura vagamente deforme del padrone di casa, offre agli spettatori la possibilità di osservare come ogni cosa si trasformerà in un incubo allucinatorio per il povero giovane, che voleva solo trovare casa e vivere tranquillo. Comincia col sospettare del barista sotto casa, dei vicini, di chiunque possa forse avvelenare cibi o bevande provocandogli reazioni davvero inquietanti fino ad un ‘climax’ incredibile. Che, ovviamente, non si può raccontare a chi avrà in futuro l'occasione di vedere questo spettacolo davvero ben fatto, ben recitato e capace di far trasparire così lentamente il lato grottesco che Topor, l’autore del testo, sapeva ben creare come ha dimostrato anche in tante altre opere, nonché con le sue meravigliose e numerosissime vignette che lo hanno reso famoso in mezzo mondo.
Facile immedesimarsi nell’ingenuo inquilino di un appartamento dove una festicciola con amici si trasforma in uno scandalo condominiale che provoca vergogna per via delle proteste violente, ma anche fastidio e insofferenza. La scoperta che qualcuno si introduce in casa sua prima per rubare poi per lasciare qualcosa di molto sgradevole, lo rende col tempo paranoico: la scomparsa di tutte le sue lettere personali conservate in una scatola, con tutte le sue fotografie di famiglia, lo rende debole, come se il suo passato si fosse dissolto con quegli oggetti rubati. Rumori notturni ed i continui interventi del padrone di casa o di qualche vicina finiscono col provocare nel giovane un senso di smarrimento che gli fa chiedere: “Da quale momento un individuo smette di essere quello che crede di essere?”.
Coinvolto nei litigi condominiali, Trelkowsky ne esce con un travolgente esaurimento, a un passo dalla follia allucinatoria finché, sentendosi molto malato, si mette a letto e da quel momento le cose peggiorano… il cambio di identità, descritto da Topor più di mezzo secolo fa, poteva apparire comico solo perché pochi lo potevano comprendere; non si parlava di certi argomenti ma questa opera lascia aperte tante porte, mille interpretazioni e la possibilità di uscire da teatro e discutere su quanto si è visto per ore e ore, giorni e giorni…
Per guadagnare da vivere io non dispongo che dei prodotti derivati dalla mia paura… La realtà in sé è orribile, mi dà l’asma. La realtà è insopportabile senza gioco, il gioco consente un’immagine della realtà. Io non posso perdere il contatto con la realtà ma, per sopportarla, ho bisogno di questo gioco astratto che mi permette di trovare quello che può essere ancora umano.
(Roland Topor)
Manifatture Teatrali Milanesi, Teatro Litta - corso Magenta 24, 20123 Milano
Per informazioni e prenotazioni: telefono 02/86454545, mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Orario spettacoli: da lunedì a sabato ore 20.30, domenica ore 16, mercoledì 6 aprile riposo
Biglietti: intero 21€, ridotti 15/11€
Durata: 1 ora e 40 minuti
Articolo di: Daniela Cohen
Grazie a: Diana Belardinelli, Ufficio stampa Manifatture Teatrali Milanesi
Sul web: www.mtmteatro.it