Produzione PACTA . dei Teatri presenta
IL RITRATTO DI DORIAN GRAY
di Oscar Wilde
drammaturgia e regia Annig Raimondi
con Maria Eugenia D’Aquino, Riccardo Magherini, Annig Raimondi
musiche di Wagner, Kusturica, Bregovic
scene e luci Fulvio Michelazzi
assistente alla regia Carmen Chimienti
costumi Nir Lagziel
Si rivela particolarmente felice la scelta di Annig Raimondi, che non solo dirige la sua opera ma ne ha curato anche la drammaturgia, di porre le parole di Wilde in primo piano grazie a una voce fuori campo che di fatto descrive gli eventi attraverso il testo originale. E’ uno spettacolo a cui si potrebbe assistere quasi a occhi chiusi tanto le parole risultano essere le vere protagoniste. “…di Narciso i fiori chiedono acqua al fiume perché non hanno più lacrime, ma il fiume la nega. ‘Serve a me, per piangere’ dice il fiume”… Di fatto sul palco incontriamo l'amico di Dorian Gray lord Henry Wotton - interpretato da un eccellente Riccardo Magherini - ed il pittore Basil Hallward che esegue un ritratto bellissimo dello stesso Dorian innamorandosene perdutamente, artista a cui Maria Eugenia D’Aquino presta il volto, spesso coperto da un velo nero per i cambi di scena. Infine c’è Sybil Vane, una giovane ragazza di cui Dorian si invaghisce e che fa l’attrice in un teatrucolo, interpretata dalla stessa Annig Raimondi. Dopo aver recitato così male da essere scartata e quindi immediatamente lasciata da Dorian, che considera la brutta figura un insopportabile fardello, a soli 17 anni la giovanetta si suicida.
Nel frattempo abbiamo saputo dallo stesso pittore che il ritratto è troppo simile all’originale. Basil si rifiuta di esporlo, essendosi morbosamente legato al soggetto che ha posato per lui. ”Dice troppo di me” afferma l’artista, dimostrando che in realtà si identifica con l’uomo che segretamente ama. I dettagli di quanto accade sono raccontati dalla bella voce fuori campo ma anche i dialoghi e i pensieri espressi ci ricordano quanto fosse e sia tuttora grandiosa la scrittura dell’autore, colma di immagini, metafore, giudizi taglienti sulla società in cui viveva. E trascina il momento in cui Dorian Gray accarezza la possibilità che il meraviglioso quadro, che si è fatto donare dall’amico Basil, possa sostituirsi alla realtà della propria vita: “E’ davvero affascinante lasciar aleggiare la nostra anima in un corpo giovane. Se potesse invecchiare questo ritratto e io restare sempre giovane, se fosse possibile, sarei pronto a dare la mia stessa anima. Sono geloso di tutto ciò che non invecchia…”. Questo naturalmente ricorda da vicino il patto col diavolo firmato da Faust nel celebre capolavoro di Goethe e, come in quest'ultimo caso, di fatto anche l'avventato desiderio di Dorian viene esaudito.
Ma per tornare giovani “bisogna ripetere alcuni degli errori di gioventù” asserisce lord Henry, con cui si è confidato Dorian. “Sono quelle le vere cose che non si rimpiangono” e sull'onda di simili battute, forse pronunciate solo per leggerezza, il destino si prepara a far precipitare il nostro protagonista verso il baratro. Gray compirà atti sempre più immondi senza che si possa leggere alcunché sui tratti del suo viso, sempre puri e innocenti, mentre invece il suo ritratto invecchia e incarna i tratti dell’uomo immorale che è diventato. Lord Henry è cinico ma realista e sa che la giovane attricetta sarà una delusione, ma provoca l’infuocato Dorian a vedere il debutto, accompagnandolo e vedendolo fuggire allorché lo spettacolo si presenta come un fiasco. L’incontro seguente fra Dorian e Sybil è terribile. “Non sei più niente, hai guastato la mia commedia preferita” le grida con rabbia e la crudeltà che esprime col volto affiora solamente sul suo ritratto. “Ho scoperto cos’è la coscienza e non posso permettere che la mia anima s’imbruttisca”. In seguito alla morte di Sybil, che lui sente di aver ucciso, non sopporta più di guardare il suo ritratto e lo nasconde in soffitta, in una stanza chiusa a chiave, coperto da un telo rosso.
Ormai guardarlo è troppo sconvolgente per lui e delira. “Eterna giovinezza, resta con me” sospira l’uomo, che detesta osservare il passare del tempo. La tragedia si consuma quando Basil vuole rivedere la sua opera e insiste con Dorian perché, afferma, si era innamorato di lui e ne rivoleva l’immagine così ben ritratta. La prosa di Oscar Wilde riempie gli occhi della nostra fantasia coi colori, le stoffe, i sentimenti e le emozioni delle storie create, storie vissute, conosciute o immaginate, vissute da altri o da noi. Gli eventi precipitano, inutile ripercorrerne l'evolvere per filo e per segno, quanto raccontato dall’autore è comprensibile e arriva fino in fondo al dramma folle di una tela meravigliosa ritrovata in soffitta, accanto a un uomo vecchio e dai tratti orribili ucciso da un lungo coltello. L’arte ha il sopravvento sulla realtà ma la vita di ognuno può cambiare in modo spaventoso quando meno ce lo si aspetta. Oppure no. E chi potrà mai davvero giudicare cosa è bene e cosa è male?
Nuovo Teatro Ariberto - via Daniele Crespi 9, Milano
Per informazioni e prenotazioni: telefono 02/36503740, mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
(PACTA . dei Teatri)
Orario spettacoli: tutti i giorni ore 20.45, domenica ore 16.30, lunedì e martedì riposo
Biglietti: intero €24, ridotto convenzioni (e tutti i mercoledì) €18, under 25/over 60/universitari €12, CRAL/gruppi (min 10 persone) €10, gruppi scuola €9, prevendita €1,50
Durata spettacolo: 90 minuti
Articolo di: Daniela Cohen
Grazie a: Giulia Colombo, Ufficio stampa per PACTA . dei Teatri
Sul web: www.pacta.org