IL CORTILE
di Spiro Scimone
con Francesco Sframeli, Spiro Scimone, Gianluca Cesale
regia Valerio Binasco
scene e costumi Titina Maselli
disegno luci Beatrice Ficalbi
regista assistente Leonardo Pischedda
assistente scene e costumi Barbara Bessi
direttore tecnico Santo Pinizzotto
una produzione Compagnia Scimone Sframeli, Fondazione Orestiadi Ghibellina, Festival d'Automne à Paris, Kunsten Festival des Arts de Bruxelles, Théatre Garonne de Toulose
Mentre "nel cortile" la vita per come la conosciamo noi procede, in una discarica lì vicino, due uomini-rifiuto, Peppe e Tano, tirano avanti. Peppe ha il problema di un topo che gli rosicchia un piede e, incapace di alzarsi, è confinato su un'improvvisata sedia girevole. Se vuole una coperta, un bicchier d'acqua o alzarsi, deve rivolgersi a Tano, che ha gli occhiali rotti e un abito liso. L'unico possedimento dei due è un sacco nero, contenente pochi oggetti (un giornale, una corda, dei tozzi di pane). Il rapporto tra i due è simbiotico. Se Peppe ha bisogno di Tano anche per fare la pipì, Tano ha bisogno di Peppe per dare un senso a questo suo trascinarsi innanzi. L'impostazione ricorda molto “Aspettando Godot” di Beckett (Scimone e Sframeli non hanno mai fatto mistero dell'influenza di quest'autore sulla loro opera). A differenza che in Beckett, però, lo sguardo è rivolto non al futuro, a qualcosa o a qualcuno che deve venire, ma al passato.
Si capirà, infatti, che un tempo Peppe e Tano erano come quelli che vivono ancora nel cortile. Un cortile vivace e desiderabile, ma in grado anche di far impazzire le persone, specie se si arriva sempre "secondi". Un cortile presente sulla scena attraverso i rifiuti da esso prodotti e abitati dai nostri personaggi. Tutto questo s'intuisce senza essere esplicitamente detto finché, quasi a voler togliere qualsiasi dubbio, non emerge dai rifiuti un terzo personaggio, Uno, chiede loro del cibo. Come suo padre prima di lui, ha finito per non essere più utile a "loro" e adesso è costretto a "fare pietà" per poter mangiare. Non volendo tagliarsi braccia e gambe come il padre per fare pietà, si ridurrà a strisciare come un verme pur di portare almeno un tozzo di pane ammuffito a casa. In questa generale desolazione, col passare del tempo persino l'acqua che sa di fogna sembrerà inodore e cristallina. Alla puzza, si sa, ci si abitua presto. Alle storture e alle ingiustizie, pure, specialmente se i reietti non hanno la possibilità di far sentire la propria voce, come molto indirettamente sembra suggerire Peppe a Tano, quando quest'ultimo, dopo un litigio tra i due, si rinchiude nel mutismo.
Come tutti quelli del duo messinese, anche “Il Cortile”, Premio Ubu 2004 per la nuova drammaturgia italiana, fa ampio uso dell'anafora (la ripetizione di una o più parole all'inizio di frasi consecutive) per sottolineare un concetto o un'immagine, e di una sorta di cantilena dall'effetto straniante, col risultato che, da una parte, lo spettatore riconosce come non perfettamente verosimile ciò che vede (venendo perciò continuamente stimolato a scandagliare coi sensi alla ricerca di metafore e allusioni), dall'altra rende la scena collocabile in un punto preciso ma sfuggente, universale - come la disperazione inespressa (salvo, forse, all'ultimissimo momento) di Peppe e Tano che, al contrario di Uno, non si lamentano mai, neanche quando anche a Tano cominciano a venir meno le forze e non può più aiutare Peppe ad alzarsi. Invisibili. Inudibili. Mentre nel cortile la vita va avanti.
Off/Off Theatre - Via Giulia 20, 00186 Roma
Per informazioni e prenotazioni: telefono 06/89239515 - 389/4679285, mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Orario spettacoli: dal martedì al sabato ore 21, domenica ore 17
Biglietti: intero 25€, ridotto under 26 e over 65 18€, gruppi 10€
Durata spettacolo: 55 minuti
Articolo di: Pietro Dattola
Foto di: Marco Caselli Nirmal
Grazie a: Carla Fabi e Roberta Savona, Ufficio stampa Off/Off Theatre
Sul web: http://off-offtheatre.com