Dino Buzzati è uno dei nomi e degli intellettuali che raccontano l’Italia del Novecento eppure, al di là della qualità e dell’impegno molteplice nella sua vita, oggi è decisamente poco letto, fatta eccezione per Il deserto dei Tartari, forse reso celebre anche dal film omonimo. Eppure Buzzati è un intellettuale completo che ha avuto successo e che nel Maghreb è “stranamente” conosciuto, letto e apprezzato tutt’oggi. La mia curiosità - da frequentatrice di quelle zone - non poteva quindi esimersi dall’andare a ripescare la sua produzione e a ricordare chi fosse questo bellunese (nasce nel 1906), di famiglia alto borghese – il padre professore di diritto internazionale all’Università di Pavia e alla Bocconi di Milano e la mamma discendente da una famiglia nobile - trasferito giovane a Milano e naturalizzato milanese dove morì nel 1972. Da sempre redattore del Corriere della Sera, fu assunto ancor prima di terminare gli studi in legge nel 1928, per un periodo corrispondente di guerra a bordo delle navi nel Mediterraneo; fu altresì scenografo e pittore e lavorò per La Scala, come Antonio Dorigo, architetto e protagonista di Un amore. Non è questa l’unica analogia del suo personaggio con lo scrittore, che sembra abbia vissuto un amore infelice che lo straziò. Il libro narra di un uomo di maturo di 49 anni nel 1960 che frequentando un bordello si innamora della giovane Laide, ragazzina capricciosa, che racconta di essere una ballerina della Scala e un sacco di altre frottole, con una certa maligna cattiveria, distruggendolo. Il peggio è che Antonio è un signore, di buona famiglia, intelligente e serio che si accorge di essere preso per il naso, presentato a tutti come lo zio, eppure non riesce a fare a meno di questa ragazza. Un’autoanalisi spietata con il coraggio di un linguaggio crudo, non volgare, che certo all’epoca destò qualche protesta. Dorature e glassature non sono previste.
Verso la fine, mentre il protagonista lotta per riuscire a liberarsi da qualcosa che nuoce alla sua dignità, una compagna della sua amata scardina la visione rettilinea di Antonio e quell’amore “assoluto” ci appare più malato che vero amore. A volte anche se con malizia le persone dall’esterno riescono a cogliere lati altrimenti difficili da scorgere dentro di noi. Così si apre la riflessione sulle scelte di una ragazza, discutibili certo, ma forse legate anche alla mancanza di amore nell’infanzia mentre chi dice di amarla la tiene in ogni caso nascosta: non la presenterebbe alla propria famiglia e forse non la sposerebbe. Buzzati ci regala un viaggio nelle inquietudini dell’uomo contemporaneo tra i fantasmi del sentimento e il labirinto delle bugie, i percorsi tortuosi e oscuri, incontrollabili. Questo libro è una sorta di confessione e in qualche modo una cura per Buzzati che già nel 1963, all’uscita del libro, disse che non tutti sanno cosa sia l’amore e che quando arriva non ci si può fermare. Nella capacità di dissezionare il sentimento amoroso non solo resta di grande attualità ma è un viaggio allo specchio per molti di noi.
Un amore
di Dino Buzzati
Oscar Mondadori
Milano, 1963; 2015
Euro 9,50
Articolo di Ilaria Guidantoni
Commenti
RSS feed dei commenti di questo post.