Volume decisamente prezioso, questo di Yasujiro Ozu, che raccoglie scritti scelti di uno dei maestri del cinema mondiale di tutti i tempi che risalgono all’arco temporale 1930 – 1962. Ozu, cineasta estremamente prolifico, morì sessantenne nel 1963; il suo primo film, La spada della penitenza, è del 1927, l’ultimo, Il gusto del sakè, è del 1962, i film che egli ha lasciato in eredità al mondo intero sono oltre quaranta. Ci sono poi gli scritti. Quelli raccolti nel volume che qui recensiamo sono stati selezionati tra tutti (o pressappoco) gli scritti che il regista pubblicò su quotidiani, riviste e pubblicazioni occasionali e vanno dal 1931 al 1962. Sono scritti di una profondità straordinaria che vengono presentati per la prima volta al pubblico degli studiosi e degli appassionati dell’occidente. “Gli scritti sul cinema di Ozu sono una miniera di osservazioni in grado di aiutarci a entrare davvero nel mistero dell’opera di uno dei più originali registi che l’Asia e la storia del cinema ci abbiano mai dato.”, ha scritto Dario Tomasi in sede di prefazione al volume. Gli stessi curatori del libro sostengono che il criterio di selezione dei testi adottato “è stato quello di privilegiare i testi che consentono al lettore italiano di meglio avvicinarsi al cinema di Ozu, alla sua personalità di regista e, in ultima istanza, alla sua umanità.”
Quattro sono le macrosezioni del libro che accolgono gli scritti del regista nipponico. Nella prima (Chiacchiere sul mio mestiere) sono annoverate una serie di note e osservazioni strettamente connesse alla teoria del linguaggio cinematografico (si vedano, in particolare, i singoli capitoli-articoli Nel cinema non c’è <grammatica>, La grammatica del cinema, Carattere ed espressioni del volto, Cinematograficità, e altri). Nella seconda ad essere specificatamente presi in considerazione da Ozu sono gli argomenti che sono da ricollegare alla sua opera di cineasta (Qualche parola sui miei film, Cose in cui credo, Vivo d’amore per il cinema sono i titoli di alcuni dei capitoli). La successiva sezione raccoglie impressioni e osservazioni relative alla guerra (Ozu partecipò alla guerra sino-giapponese dal 1937 al 1939; nel 1943 fu mandato a Singapore a disposizione dell’ufficio stampa dell’esercito). L’ultima sezione (Un’arte ricca di varietà) contiene spunti e riflessioni talvolta fortemente critiche sul cinema o su alcuni dei protagonisti del cinema giapponese considerato in periodi diversi.
Scrive Ozu: “Non sono tagliato per il melodramma. E’ un genere che fa leva sul fatto che alla gente piace versare lacrime nel vedere le sofferenze di chi sta peggio. I suoi personaggi sono spesso sciocchi e senza un minimo di buon senso e anche le cose che accadono non sono naturali. Non riesco proprio a digerirlo.” Una riflessione, quella di Ozu, scelta tra le tante che sono raccolte all’interno del volume, che fornisce un esempio di ciò che i contenuti del libro possono offrire allo studioso o all’appassionato. Dunque una pubblicazione di grande valore, questo Scritti sul cinema, che ci illumina sulla cifra stilistica del grande regista consegnandoci dello stesso un’immagine per la prima volta veramente fedele e completa.
Scritti sul cinema
di Yasujiro Ozu
Donzelli Editore
Grazie a Francesca Pieri, Donzelli Editore
Articolo di Giodanni Graziano Manca