L'apertura è stata con una mostra d'arte le cui opere saranno battute all'asta domenica e il cui ricavato andrà proprio all'Avo, associazione volontari ospedalieri di Castrovillari della quale faceva parte Anna Paternostro. La mostra, che espone per lo più dei d'après di artisti locali con la collaborazione della Galleria Arte studio di Grosseto diretta da Manuela Vannini, vede la presenza della stessa Angela Micieli, questa volta in veste di artista. L'idea nasce dalla collaborazione con un'amica di Castrovillari che da molti anni vive a Livorno, Agnese Martino, anch'ella pittrice per diletto.
Secondo appuntamento della sera con la danza e la scuola Khoreia per bambini, diretta da Rosy Parrotta, direttore artistico del festival e in questa occasione coreografa di "Attraverso", performance dedicata al viaggio. Durante l'esibizione le interpreti si toglieranno gli abiti per provare ad indossarli di nuovo. Impossibile perché ogni viaggio ci cambia ed è sempre di sola andata.
Ha concluso la serata il premio ai dieci anni di carriera del gruppo Sabatum Quartetto, artisti locali premiati perché, partendo dalle tradizioni, musiche, ritmi, temi e sonorità calabresi si sono aperti alle contaminazioni, ad esempio con il tango. Un percorso originale e intrigante che, come ci ha raccontato il cantante Trieste Marrelli, si propone di educare all'ascolto come apertura alla commistione di linguaggi diversi. L'idea è quella del viaggio come dimensione di incontro e ascolto.
Un cammino nel mondo del cibo, viaggio tra sapori e cultura
Il dopo festival è scandito da un percorso culinario di contaminazione e dialogo. L'apertura, giovedì 15 ottobre, nel segno dell'Europa; venerdì, a seguire il Viaggio nel Mediterraneo sull'onda delle emozioni di una donna della giornalista e scrittrice Ilaria Guidantoni, una serata dedicata alle suggestioni arabe mediterranee con la comunità marocchina locale che preparerà cous-cous e thé; il sabato si scenderà in Africa con la partecipazione del Senegal; quindi, la domenica, la conclusione è un viaggio di ritorno in Calabria ma guardando lontano. Il messaggio che il festival vuole lasciare è che le radici della tradizione devono consentire di crescere liberi come piante forti in grado di espandersi proprio perché ben radicate; non certo di chiudersi.
Articolo di Ilaria Guidantoni