Ho consigliato e mi è stata consigliata con molta vivacità intellettuale questa fiera, ed è stato un bel momento trascorrerci un‘intera giornata, ma ci sono tuttavia molte domande che incuriosiscono e attanagliano la mente dei visitatori più attenti. Passeggiando tra gli stand si notavano infatti facce stanche e annoiate da parte dei venditori, assenza di uffici stampa e promotori, da questo è facile dedurre che la nota negativa della rassegna proveniva dagli stand stessi. Quella delle fiere, infatti, è sempre un’ottima occasione, soprattutto per le piccole case editrici, di avvicinare nuovi lettori, richiamandoli in qualche modo per far scoprire nuovi libri o nuove traduzioni, e questo ad un visitatore medio non è di certo capitato se non in rarissimi casi. Più che di una fiera è apparsa la sensazione che si trattasse di un’esposizione di libri, rivolta esclusivamente ad un lettore che già conosceva i titoli da comprare. A questo punto sorgono due considerazioni: la prima è sui rivenditori, che non sono sempre disposti ad affrontare la comunicazione e divulgazione che si richiede in queste manifestazioni, perdendo così una grande opportunità, ovvero quella di avvicinare il lettore. La seconda riguarda tutti coloro che si sono affollati alle fiera in quei giorni: sapevano bene cosa acquistare e dove, ed allora mi chiedo che senso abbia pagare un biglietto di ingresso per libri che già si volevano acquistare e la cui reperibilità era già disponibile fuori dalla fiera presso svariate librerie?
Tutte queste riflessioni sono espresse nella speranza che ci siano scrittori e case editrici più divulgative e lettori più attenti, ed ovviamente sempre più fiere sulla cultura.
Articolo di Italia Santocchio
Grazie a Ex Libris Comunicazione - Marta Santopolo